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Dioryctria sylvestrella: la piralide del pino che minaccia tronchi e rami

🌲🪲🌲🪲 Dioryctria sylvestrella, comunemente nota come piralide dei pini, è un lepidottero della famiglia Pyralidae che colpisce prevalentemente il pino silvestre (Pinus sylvestris) ma anche altre conifere. A differenza di altre specie del genere, questa si distingue per i suoi danni al fusto e ai rami, causando flussi di resina,…


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Dioryctria sylvestrella, comunemente nota come piralide dei pini, è un lepidottero della famiglia Pyralidae che colpisce prevalentemente il pino silvestre (Pinus sylvestris) ma anche altre conifere. A differenza di altre specie del genere, questa si distingue per i suoi danni al fusto e ai rami, causando flussi di resina, deformazioni e potenziali infezioni secondarie.

Identificazione dell’insetto

Gli adulti sono falene con apertura alare di circa 28–32 mm, simili a D. abietella ma con ali anteriori più scure, bruno-grigiastre, ornate da fasce e linee trasversali chiare. Le ali posteriori sono più uniformi e chiare.

Le larve sono di colore rosato o rosso-brunastro con il capo scuro e raggiungono circa 20–25 mm a maturità. Sono attive soprattutto alla base dei germogli e sotto la corteccia.

Ciclo biologico

Dioryctria sylvestrella è univoltina, con una generazione all’anno. Gli adulti volano in genere da giugno a settembre, a seconda della latitudine e del clima locale.

Le uova vengono deposte nei punti in cui gli aghi si inseriscono nei rami o lungo le fessure della corteccia. Le larve neonate iniziano a nutrirsi della corteccia sottile e dei tessuti del cambio.

In autunno, le larve si rifugiano sotto la corteccia per svernare e riprendono a nutrirsi nella primavera successiva. La crisalidazione avviene all’inizio dell’estate in bozzoli protetti tra le fessure della corteccia.

Danni alle conifere

I danni principali sono legati all’attività larvale nei tessuti legnosi:

  • Rosure sotto la corteccia di rami e fusto.
  • Colature resinose abbondanti nei punti di penetrazione.
  • Morte di rametti o disseccamenti localizzati.
  • Formazione di cancri e zone di necrosi.
  • In alcuni casi, ingresso di agenti patogeni secondari (funghi xilofagi o parassiti).

A lungo termine, gli alberi infestati mostrano crescita ridotta, rami deformati o un indebolimento generale, diventando più vulnerabili ad altri insetti o eventi climatici estremi.

Piante ospiti

Oltre al pino silvestre, sono colpiti anche:

  • Pino nero (Pinus nigra)
  • Pino domestico (Pinus pinea)
  • Larice (Larix decidua), sebbene più raramente
  • Abeti (Abies spp.), come ospiti secondari

Monitoraggio e controllo

Monitoraggio

Si effettua mediante trappole a feromoni sessuali, efficaci per rilevare la presenza degli adulti durante la stagione riproduttiva.

Difesa integrata

La lotta diretta in ambito forestale è spesso impraticabile, ma esistono metodi di contenimento:

  • Controllo biologico: predatori e parassitoidi naturali, come alcuni Icneumonidi e Tachinidi, possono contribuire al controllo naturale.
  • Difesa meccanica: nei vivai o in parchi ornamentali, si possono rimuovere i rami infestati nei mesi invernali, quando le larve sono in diapausa.
  • Insetti patogeni: Bacillus thuringiensis è meno efficace in questa specie perché le larve si rifugiano sotto la corteccia, rendendo difficile il contatto diretto.

Difesa chimica

È possibile ricorrere a trattamenti localizzati con insetticidi sistemici o di contatto, solo in ambiti controllati e su esemplari ornamentali di pregio. È importante rispettare le normative locali e proteggere insetti utili e impollinatori.

Differenze con Dioryctria abietella

Caratteristica D. sylvestrellaD. abietella Pianta ospite principale Pino Abete Parte colpita Fusto e rami Coni Attività larvale Sotto corteccia All’interno dei coni Evidenza del danno Flussi resiniferi Rosure nei coni Periodo di volo Giugno–settembre Maggio–agosto

Conclusioni

Dioryctria sylvestrella è una minaccia silenziosa per i pini e le conifere in generale, in particolare nelle pinete urbane e nei vivai. Il suo impatto non è sempre immediatamente visibile, ma può indebolire progressivamente le piante, rendendole vulnerabili ad altri stress biotici o abiotici. Una gestione attenta, combinata a tecniche di monitoraggio e potature mirate, può ridurre l’incidenza di questo lepidottero nocivo.


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