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Epinotia tedella: un microlepidottero silenzioso ma impattante

✔️ Introduzione Tra le moltissime specie di microlepidotteri che popolano i nostri ecosistemi forestali, Epinotia tedella è un piccolo insetto che passa spesso inosservato, ma che può avere un impatto considerevole sulle foreste di conifere, in particolare su quelle dominate dall’abete rosso (Picea abies). Appartenente alla famiglia dei Tortricidae, questa…


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Introduzione

Tra le moltissime specie di microlepidotteri che popolano i nostri ecosistemi forestali, Epinotia tedella è un piccolo insetto che passa spesso inosservato, ma che può avere un impatto considerevole sulle foreste di conifere, in particolare su quelle dominate dall’abete rosso (Picea abies). Appartenente alla famiglia dei Tortricidae, questa minuscola farfalla si è guadagnata l’attenzione degli entomologi e dei forestali per il suo comportamento alimentare, la frequenza delle infestazioni e le conseguenze che può causare in ambito silvicolo.

Questo articolo vuole approfondire tutti gli aspetti principali legati a questa specie: morfologia, ciclo vitale, comportamento, habitat, danni provocati, dinamiche ecologiche, metodi di monitoraggio e controllo.


Classificazione e tassonomia

  • Ordine: Lepidoptera
  • Famiglia: Tortricidae
  • Genere: Epinotia
  • Specie: Epinotia tedella
  • Nome comune: Nessuno specifico, ma talvolta è indicata come “tortrice dell’abete rosso”.

La specie fu descritta per la prima volta da Carl Linnaeus nel 1758, inserita tra i numerosi tortricidi europei. È ampiamente distribuita in Europa e presente anche in alcune aree dell’Asia temperata.


Morfologia dell’adulto

L’adulto di Epinotia tedella è un lepidottero molto piccolo, con un’apertura alare che varia tra 12 e 16 mm. Le ali anteriori sono di colore bruno-grigiastro, ornate da macchie più scure e da disegni irregolari che variano lievemente tra individuo e individuo. La colorazione mimetica permette all’adulto di confondersi efficacemente con la corteccia degli alberi, rendendolo difficile da individuare.

Le ali posteriori sono più chiare e traslucide, adattate al volo breve e poco potente. Le antenne sono filiformi, non piumate, come spesso accade nei tortricidi, e gli occhi sono prominenti, adatti a una visione crepuscolare.


Uova e stadi larvali

Le uova sono deposte singolarmente o in piccoli gruppi sui rametti o tra gli aghi dell’abete rosso. Sono molto piccole, di forma tondeggiante e colore chiaro, quasi traslucido appena deposte, poi virano al giallastro.

Le larve neonate, una volta schiuse, penetrano all’interno degli aghi e si alimentano del tessuto interno, scavando gallerie che portano al disseccamento dell’ago. Man mano che crescono, le larve costruiscono nidi sericei unendo tra loro più aghi con fili di seta, all’interno dei quali si nutrono e si sviluppano.

Le larve mature sono lunghe fino a 10-12 mm, di colore giallo-verde o bruno-rosato, con una capsula cefalica scura. Il corpo è cilindrico e segmentato, tipico dei tortricidi.


Ciclo biologico

Il ciclo vitale di Epinotia tedella è annuo, con una sola generazione per anno nelle zone temperate. In condizioni climatiche particolarmente favorevoli o in alcune zone meridionali, possono osservarsi casi sporadici di una seconda generazione incompleta, ma si tratta di eccezioni.

  1. Svernamento: avviene allo stadio di larva matura, all’interno di un bozzolo sericeo protetto sotto la corteccia o nel suolo.
  2. Pupazione: tra fine aprile e maggio, le larve si impupano all’interno di un bozzolo compatto. Lo stadio pupale dura 2–4 settimane.
  3. Sfarfallamento: gli adulti emergono a maggio-giugno e sono attivi nelle ore serali.
  4. Oviposizione: le femmine depongono le uova sugli aghi di abete rosso.
  5. Fase larvale: da fine giugno fino a settembre, quando le larve raggiungono la maturità e si preparano per l’inverno.

Habitat e distribuzione

Epinotia tedella è strettamente legata alla presenza di abete rosso (Picea abies), di cui si nutre esclusivamente durante la fase larvale. Per questa ragione è abbondante nelle foreste montane e subalpine dell’Europa centrale e settentrionale, ma si può incontrare anche in parchi urbani, giardini o piantagioni dove l’abete rosso è presente.

Predilige ambienti freschi, umidi e ombreggiati, ma tollera anche condizioni più secche, rendendola una specie piuttosto adattabile. È stata segnalata fino a 1800 m di altitudine nelle Alpi.


Danni e impatto sulle conifere

Sebbene le singole larve provochino danni relativamente modesti, le popolazioni esplosive possono causare defogliazioni significative. I danni principali sono:

  • Necrosi e disseccamento degli aghi: le larve svuotano il contenuto degli aghi, che diventano marroni e cadono prematuramente.
  • Riduzione della fotosintesi: la perdita fogliare limita l’attività fotosintetica dell’albero.
  • Indebolimento generale: alberi infestati per più anni consecutivi mostrano crescita rallentata e sono più sensibili a stress secondari (siccità, funghi, attacchi da bostrico).
  • Estetica compromessa: negli alberi ornamentali, il disseccamento degli aghi riduce il valore paesaggistico e decorativo.

Nei casi più gravi, soprattutto in piantagioni monocolturali, può verificarsi mortalità diffusa di giovani abeti, anche se raramente si raggiunge un impatto simile a quello del bostrico (Ips typographus).


Fattori che favoriscono le infestazioni

Le infestazioni di Epinotia tedella tendono a verificarsi in maniera ciclica, ogni 6–10 anni, e possono durare per 2–3 stagioni consecutive. I fattori predisponenti sono:

  • Primavere calde e precoci: accelerano la schiusa e la crescita delle larve.
  • Densità elevate di abeti: facilitano la diffusione del lepidottero da un albero all’altro.
  • Assenza di predatori e parassitoidi: in ambienti molto artificiali, i nemici naturali sono spesso carenti.
  • Stress idrico o ambientale: alberi già indeboliti sono più soggetti a danni severi.

Nemici naturali e controllo biologico

Fortunatamente, Epinotia tedella non è immune ai meccanismi naturali di autoregolazione. Tra i principali nemici naturali troviamo:

  • Uccelli insettivori, come le cince e i picchi, che si nutrono di larve e crisalidi.
  • Parassitoidi imenotteri delle famiglie Ichneumonidae e Braconidae, che depongono le uova all’interno delle larve.
  • Predatori generalisti come ragni, formiche e coleotteri carabidi.

In alcuni casi si sono osservate anche infezioni fungine e virus entomopatogeni che colpiscono le larve, soprattutto in ambienti umidi.

Il controllo biologico può essere potenziato favorendo la biodiversità strutturale e vegetale nei boschi: siepi, arbusti, fasce ecotonali, prati umidi sono ambienti ideali per sostenere i predatori naturali.


Monitoraggio e soglie di intervento

Il monitoraggio delle popolazioni di Epinotia tedella si basa su:

  • Trappole a feromoni sessuali, per catturare i maschi adulti durante il periodo di volo.
  • Ispezioni visive delle larve e dei danni sugli aghi tra giugno e settembre.
  • Campionamenti sistematici nei soprassuoli a rischio.

Non esistono soglie economiche universalmente stabilite, ma in ambito forestale si tende a intervenire solo in caso di defogliazioni ripetute o su giovani piante ornamentali in vivaio.


Metodi di controllo

1. Lotta biologica

Come già visto, incentivare predatori e parassitoidi è il metodo più sostenibile. In contesti controllati si possono anche impiegare:

  • Preparati a base di Bacillus thuringiensis var. kurstaki: specifici contro i lepidotteri, efficaci se distribuiti in fase larvale precoce.

2. Lotta meccanica

Possibile solo in piccoli giardini o vivai, prevede:

  • Rimozione manuale degli aghi infestati
  • Taglio selettivo di rami fortemente attaccati

3. Lotta chimica (solo se necessaria)

Non consigliata nei boschi, è ammessa solo in contesti ornamentali con trattamenti localizzati, preferibilmente con prodotti selettivi e a basso impatto, da applicare a inizio estate.


Ruolo ecologico

È importante ricordare che Epinotia tedella non è un parassita alieno, bensì un componente naturale degli ecosistemi forestali europei. Le sue popolazioni crescono e calano in funzione di fattori climatici, ecologici e biologici. La sua presenza contribuisce alla diversità trofica, sostenendo predatori e parassitoidi, e può fungere da bioindicatore del grado di equilibrio di un bosco.


Conclusione

Epinotia tedella è un microlepidottero che merita attenzione, non solo per i danni che può causare alle conifere, ma anche per il suo ruolo ecologico. Comprendere a fondo la sua biologia e le sue dinamiche è fondamentale per chi opera nella gestione del verde, nei vivai, nei parchi urbani e nella silvicoltura montana.

Solo attraverso una visione integrata – che unisca osservazione, conoscenza entomologica e pratiche sostenibili – si possono evitare interventi eccessivi, valorizzando invece la resilienza naturale dei sistemi forestali.


Se desideri, posso creare versioni simili per altri microlepidotteri o articoli correlati (es. Rhyacionia buoliana, Zeiraphera griseana, Archips spp.). Fammi sapere se vuoi l’articolo anche in formato .docx o .pdf per il sito.

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